Supervulcano: i Campi Flegrei si stanno risvegliando?

L’Italia si sa, è un paese in cui è presente un alto rischio sismico, ma per non farci mancare nulla in Italia sono presenti diversi vulcani in stato di quiescenza, ivi compreso il supervulcano costituito dai cosiddetti Campi Flegrei.

I Campi Flegrei sono un’enorme area del diametro di circa 13 km a nord-ovest di Napoli e fino a poco tempo fa erano considerati un vulcano in stato di quiescenza.

Tale area era già nota nell’età antica per la sua attività vulcanica, infatti Virgilio nell’Eneide, colloca in prossimità di uno dei crateri della caldera le porte degli inferi (per la precisione si tratta del cratere oggi conosciuto come lago d’Averno).

Ad oggi l’area dei Campi Flegrei è densamente popolata, per cui se il rischio di eruzione diventasse importante, le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.



Secondo uno studio condotto da un team di geologi francesi ed italiani all’interno dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), il supervulcano ha iniziato a dare flebili segnali di risveglio già a partire dagli anni ’50 che sono culminati con la crisi del bradisismo degli anni 1983-84 (che fu accompagnata da diverse scosse di terremoto) i cui effetti sono stati un aumento del livello del suolo di circa 1,8 m in poco meno di due anni, un risultato davvero notevole. Successivamente i segnali di risveglio sono diventati pressoché nulli fino al 2005. Dal 2005 al 2016 la caldera dei Campi Flegrei ha ripreso la sua attività, seppur con più moderazione rispetto al periodo dei primi anni ’80, dando come risultato un aumento del livello del suolo di 0,38 m con una  accelerazione negli ultimi tempi.

Affinché il vulcano cominci la fase di eruzione, secondo il team, è necessario che il magma ed il gas presenti nella camera magmatica superino la cosiddetta temperatura di degassificazione critica  (abbreviata con CDT, dall’inglese Critical Degassing Temperature). A tale livello di temperatura ha inizio il metasomatismo, un processo attraverso il quale una roccia, pur rimanendo allo stato solido, cambia composizione chimica scambiando minerali con l’ambiente circostante. Tale processo porta ad una rapida deformazione delle rocce della camera magmatica, e potrebbe culminare con l’eruzione del supervulcano.

Per determinare in che stato si trovi il supervulcano, gli studiosi hanno analizzato e monitorato la composizione dei gas emessi da alcune fumarole (in particolare le fumarole della zona Solfatara-Pisciarelli). Monitorando i gas in usicta, gli studiosi hanno osservato una diminuzione del rapporto tra Ne He, ed allo stesso tempo un aumento della concentrazione del CO, dati che supportano l’ipotesi che il magma abbia iniziato una fase di degassificazione e che il supervulcano si stia avviando verso la CDT. Per avere informazioni più dettagliate in merito ad una possibile eruzione, gli studiosi hanno anche effettuato delle simulazioni che hanno portato però a risultati incerti.

Gli studiosi affermano che per dare delle previsioni più accurate sul medio/breve periodo del comportamento del supervulcano dei Campi Flegrei saranno cruciali i rilievi ed i dati che verranno effettuati nei prossimi anni.

Fonte: Nature

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